La transizione green sta trasformando radicalmente il panorama occupazionale italiano, creando opportunità senza precedenti per lavoratori qualificati nel settore della sostenibilità ambientale. Secondo le previsioni del Sistema Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro, la transizione green genererà oltre 2,4 milioni di nuove assunzioni entro il 2029, rappresentando quasi due terzi del fabbisogno occupazionale complessivo del Paese.

Cos’è la Transizione Green e Perché è Importante

La transizione green è il processo di trasformazione dell’economia verso modelli più sostenibili, che integrano pratiche di risparmio energetico, utilizzo di energie rinnovabili e riduzione dell’impatto ambientale. Per l’Italia, non è solo un obbligo normativo europeo, ma rappresenta una straordinaria opportunità di crescita economica e occupazionale.

Nel 2024, le imprese italiane hanno programmato oltre 4,4 milioni di ingressi di lavoratori con competenze legate alla transizione green, con un incremento di 72.000 unità rispetto all’anno precedente. L’incidenza di questi profili sul totale delle assunzioni ha raggiunto l’80,6%, evidenziando come sia ormai centrale nelle strategie di sviluppo delle aziende italiane.

Transizione Green: Le Competenze Più Richieste dal Mercato

La transizione green richiede competenze specifiche e specialistiche. Per più di 1,5 milioni di posizioni lavorative sarà necessario un livello elevato di competenze green, pari al 40% del totale delle assunzioni previste. Le competenze richieste spaziano dalla gestione energetica alla progettazione sostenibile, dall’economia circolare alle tecnologie rinnovabili.

Le figure professionali più richieste nella transizione green includono:

Settore Edilizia Sostenibile: nel settore edilizio richiede tecnici delle costruzioni civili con competenze green (66,6% dei casi) e tecnici della gestione dei cantieri edili sostenibili (65,7%). Questi professionisti sono fondamentali per l’efficientamento energetico degli edifici e le ristrutturazioni a basso impatto ambientale.

Settore Energie Rinnovabili: necessita di tecnici meccanici specializzati (67,1%), ingegneri energetici (65,6%) e specialisti nella progettazione e manutenzione di impianti fotovoltaici, eolici e pompe di calore. Queste figure sono essenziali per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione.

Gestione Sostenibile d’Impresa: richiede anche competenze manageriali, come specialisti in scienze economiche con focus sulla sostenibilità (66,4%), sustainability manager ed esperti in economia circolare che guidino le aziende verso modelli di business sostenibili.

Nuove Professioni della Transizione Green: digital energy specialist, innovation manager per la transizione green, green real estate assistant ed esperti nella gestione delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) rappresentano i nuovi profili professionali emergenti.

Transizione Green: Il Problema della Carenza di Competenze

Nonostante la forte domanda generata, il mercato del lavoro italiano affronta una seria carenza di professionisti qualificati. Nel 2024, le imprese non sono riuscite a reperire oltre 2,1 milioni di figure professionali con competenze adeguate per la transizione green, pari al 49,4% delle posizioni aperte.

Il mismatch tra domanda e offerta è particolarmente critico per alcune figure tecniche: gli specialisti di saldatura elettrica risultano introvabili in tre casi su quattro (74%), mentre difficoltà analoghe riguardano installatori di linee elettriche, tecnici dell’efficienza energetica e manutentori di impianti rinnovabili.

Le micro e piccole imprese sono le più colpite da questa carenza: delle 1,6 milioni di assunzioni previste nel settore della transizione green, oltre la metà (55,6%) non trova candidati adeguati. Nel comparto artigiano la situazione è ancora più grave, con il 62,9% delle posizioni legate alla transizione green che rimangono scoperte.

I Settori Trainanti della Transizione Green in Italia

La transizione green coinvolge trasversalmente l’intera economia italiana, ma alcuni settori guidano questa trasformazione:

Costruzioni e Riqualificazione Energetica: il settore edilizio è protagonista della transizione green, trainato dagli incentivi per l’efficienza energetica e la spinta verso edifici a emissioni zero. La domanda di professionisti specializzati nella transizione green edilizia è in costante crescita.

Meccatronica e Industria 4.0: la transizione industriale richiede competenze avanzate per la progettazione e produzione di componenti sostenibili, sistemi di automazione efficienti e tecnologie a basso impatto ambientale.

Turismo Sostenibile: anche il settore turistico sta abbracciando la transizione green, con crescente domanda di professionisti capaci di gestire strutture ricettive sostenibili, implementare tecnologie verdi e sviluppare offerte di turismo responsabile.

Altri settori strategici includono i servizi pubblici e privati (512-544.000 occupati previsti), la sanità sostenibile (417-443.000 unità), la formazione ambientale (373-421.000 posizioni) e la finanza green (362-420.000 lavoratori).

Le Opportunità di Lavoro e Crescita

Attualmente l’Italia conta 3,1 milioni di green jobs, pari al 13,4% dell’occupazione totale. La transizione green porterà questa cifra a crescere significativamente nei prossimi anni: tra il 2025 e il 2029 saranno necessari 3,7 milioni di nuovi lavoratori, di cui quasi 2,4 milioni dovranno possedere competenze specifiche.

Un aspetto cruciale è la sua interconnessione con la digitalizzazione: 2,2 milioni di lavoratori dovranno possedere sia competenze green che digitali avanzate. Questa “twin transition” rappresenta la vera frontiera dell’innovazione economica italiana.

Formazione e Transizione Green: Il Ruolo Strategico degli ITS

Per supportare efficacemente la transizione green, l’Italia deve potenziare il proprio sistema formativo. Gli Istituti Tecnici Superiori (ITS) stanno diventando protagonisti nella preparazione dei professionisti, offrendo percorsi specializzati in efficienza energetica, energie rinnovabili, economia circolare e gestione sostenibile delle risorse.

La carenza di competenze è allarmante: secondo Unioncamere mancheranno fino a 76.000 giovani qualificati all’anno nei settori chiave. La riforma della filiera tecnico-professionale 4+2, che collega direttamente gli istituti tecnici ai corsi biennali ITS, rappresenta una risposta concreta per formare i professionisti della transizione green.

Un Investimento Vincente per le Imprese

Investire nella transizione green non è solo una scelta etica, ma una strategia vincente dal punto di vista economico. Le aziende che abbracciano la transizione green registrano performance superiori: secondo il rapporto GreenItaly, le imprese che hanno effettuato eco-investimenti prevedono un incremento di produzione del 43% (sette punti in più rispetto alle altre), un aumento del fatturato del 47% (contro il 40%), una crescita occupazionale del 29% (contro il 19%) e un incremento delle esportazioni del 30% (contro il 20%).

Il Futuro è la Transizione Green

La transizione green rappresenta la più grande trasformazione economica e sociale del nostro tempo. Per l’Italia, significa 2,4 milioni di nuove opportunità lavorative qualificate, un’economia più competitiva e un futuro sostenibile per le prossime generazioni.

Come sottolineato dagli esperti, la sfida è evitare “una transizione verde senza lavoratori green”. Serve un’alleanza stabile tra formazione, imprese e istituzioni per mettere la sostenibilità al centro dei programmi educativi e professionali, rafforzando i percorsi di istruzione duale e apprendistato focalizzati sulla transizione green.

La transizione energetica in Italia si trova di fronte a una grande opportunità: un potenziale di 7 miliardi di euro di investimenti nel settore delle rinnovabili per il 2025. Questa stima proviene da Verdian Power, produttore indipendente di energia rinnovabile con sede a Barcellona, e si basa su scenari delineati dall’International Energy Agency (IEA). Ma quali sono le prospettive e le sfide di questo percorso?


La pipeline italiana di Verdian Power

Verdian Power sta lavorando su una pipeline di progetti per 1,5 GW in Italia, con l’inizio della costruzione degli impianti previsto per il 2025 e l’operatività a partire dal 2026. L’obiettivo è di contribuire ai 131 GW di capacità rinnovabile previsti dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) entro il 2030. Attualmente, il Paese realizza circa 6 GW di capacità annui, ma per raggiungere l’obiettivo è necessario aumentare questa cifra a 8 GW. Verdian punta su soluzioni sostenibili e sulla collaborazione con partner locali per garantire risultati concreti.


Perché l’Italia attrae investimenti?

Secondo Jordi Francesch, direttore dell’asset management di Nuveen Clean Energy Infrastructure, l’Italia offre un contesto economico favorevole per gli investimenti nel settore:

  • Prezzo dell’elettricità: Con prezzi tra i 60 e i 90 euro per MWh, l’Italia registra costi più alti rispetto a Paesi come Spagna e Francia (30-60 euro/MWh). Questo rende cruciale lo sviluppo di una maggiore capacità di generazione elettrica rinnovabile per abbassare i prezzi e aumentare la competitività del Paese.
  • Dipendenza dal gas: La produzione di elettricità è ancora legata al gas, il cui prezzo instabile incide sui costi dell’energia. Ridurre questa dipendenza è fondamentale per una transizione sostenibile.
  • Mercati di accumulo: Sistemi di accumulo a batteria sono visti come una delle prossime grandi opportunità, con l’Italia e la Germania in testa come mercati strategici per lo sviluppo e l’innovazione tecnologica.

Le sfide: idrogeno e nucleare

Francesch ha evidenziato che alcune tecnologie non sono realistiche per l’Italia:

  • Idrogeno: Non sostenibile a causa dell’elevato costo dell’elettricità e della mancanza di acquirenti. Per ora, le condizioni non permettono lo sviluppo di un mercato competitivo.
  • Nucleare: Rifondare l’energia nucleare richiederebbe decenni e un forte consenso politico, rendendo poco credibile questa opzione. Inoltre, i costi iniziali sono molto elevati e i risultati si vedrebbero solo nel lungo termine.

La priorità: tecnologie cleantech

L’Italia deve puntare sulle tecnologie già disponibili, come:

  • Solare ed eolico: Opportunità nell’offshore grazie a un’industria già avviata che può espandersi rapidamente.
  • Batterie: Cruciali per la flessibilità e l’accumulo di energia, permettendo una migliore gestione delle risorse rinnovabili.
  • Gas: Centrale per garantire flessibilità durante la transizione e compensare la variabilità delle fonti rinnovabili.

Carlo Montella, managing partner di Green Horse Advisory, ha sottolineato l’importanza di incentivare ricerca e sviluppo, coinvolgendo università, investitori e industria per creare un ecosistema cleantech competitivo. L’intelligenza artificiale potrebbe giocare un ruolo chiave nell’ottimizzazione della produzione e dell’utilizzo dell’energia, migliorando l’efficienza e riducendo gli sprechi.


Conclusioni

Il futuro delle rinnovabili in Italia dipende dalla capacità di attrarre investimenti a lungo termine, ridurre le incertezze normative e sviluppare una filiera industriale competitiva. L’integrazione tra innovazione tecnologica e sostenibilità economica sarà la chiave per trasformare queste prospettive in realtà.

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La recente vittoria di Donald Trump nelle elezioni presidenziali statunitensi del 2024 segna una potenziale svolta per le politiche ambientali a livello globale. Trump ha già anticipato l’intenzione di ridurre il sostegno alle energie rinnovabili e rilanciare l’industria fossile, un cambio di direzione rispetto alle politiche attuate dal presidente uscente Joe Biden.

Rischio di un Nuovo Ritiro dall’Accordo di Parigi

L’Accordo di Parigi, firmato nel 2015, è stato un traguardo significativo per la lotta globale contro il cambiamento climatico, con l’obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura globale entro 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali.

Durante la sua presidenza precedente, Trump aveva ritirato gli Stati Uniti dall’accordo, ostacolando la cooperazione globale. Al suo ritorno alla Casa Bianca, si teme che possa ripetere questa mossa, minando gli impegni internazionali e compromettendo il raggiungimento degli obiettivi climatici.

Gli Stati Uniti sono responsabili di circa il 15% delle emissioni globali di gas serra, e la loro partecipazione agli accordi internazionali è cruciale per mantenere una pressione globale su altre nazioni, come la Cina e l’India.

Trump e la Spinta ai Combustibili Fossili e alle Trivellazioni

Uno dei punti chiave del programma di Trump è stato rilanciare l’industria del carbone e dei combustibili fossili, con lo slogan “Drill, baby, drill!” (trivella, trivella, trivella). A differenza di Biden, che aveva impostato un piano per ridurre le emissioni di gas serra del 40% entro il 2030, Trump prevede di espandere l’estrazione di petrolio e gas naturale.

Questo cambiamento potrebbe avere effetti drammatici sul bilancio delle emissioni statunitensi, rallentando gli sforzi di decarbonizzazione.

La produzione di combustibili fossili negli Stati Uniti era diminuita del 12% tra il 2019 e il 2022, grazie ai piani di Biden. Con Trump, questa tendenza potrebbe invertirsi, con un aumento del 15% entro il 2028 nelle stime attuali.

Trump e l’Eliminazione di Politiche Verdi e Piani di Investimento per le Rinnovabili

Durante la presidenza Biden, gli Stati Uniti avevano destinato 370 miliardi di dollari agli investimenti verdi, attraverso misure come il Methane Action Plan, volto a ridurre le emissioni di metano – un gas serra estremamente potente.

Tuttavia, con Trump al potere, molti di questi programmi potrebbero subire forti tagli o essere annullati, riducendo le opportunità per le energie rinnovabili.

Nel 2023, il Methane Action Plan aveva permesso una riduzione del 5% delle emissioni di metano negli USA. Con il taglio di questo programma, l’aumento delle emissioni potrebbe portare a una crescita dei livelli di metano nell’atmosfera, contribuendo ulteriormente al riscaldamento globale.

L’Impatto Globale della Politica Energetica USA

Essendo uno dei principali emettitori mondiali, le decisioni politiche statunitensi influenzano direttamente le strategie ambientali di molte altre nazioni.

Se gli Stati Uniti dovessero abbandonare i loro impegni climatici, altri Paesi potrebbero sentirsi giustificati a fare lo stesso. La leadership USA è particolarmente cruciale per mantenere in linea i grandi emettitori come la Cina e per supportare le nazioni in via di sviluppo a intraprendere percorsi di sviluppo sostenibile.

Gli USA emettono circa 5,8 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno. Se le loro politiche dovessero allentarsi, potrebbero esserci aumenti significativi nelle emissioni globali, in media del 2% annuo, rendendo più difficile raggiungere i target di Parigi.

Trump e i tagli alla Ricerca e Sostegno alla Scienza Climatica

Le politiche di Trump potrebbero portare anche a una riduzione dei finanziamenti per la ricerca sul clima e le tecnologie per l’energia pulita.

Negli anni passati, Trump aveva minacciato di tagliare il budget della NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), compromettendo la capacità del Paese di monitorare e rispondere agli eventi meteo estremi.

Il negazionismo climatico potrebbe inoltre rallentare i progressi della ricerca scientifica, con effetti negativi anche sul settore delle rinnovabili e sulle tecnologie innovative.

Il bilancio della NOAA per il 2023 era di circa 5 miliardi di dollari, dei quali almeno il 30% è dedicato alla ricerca sul cambiamento climatico. Tagli significativi a questi fondi potrebbero compromettere la preparazione agli eventi climatici estremi.

Effetti sulle Conferenze Internazionali sul Clima (COP)

Il prossimo incontro sul clima, la COP29, si terrà in Azerbaijan, con l’assenza di un impegno forte degli USA.

L’incertezza politica potrebbe rendere i negoziati ancora più difficili e ostacolare la definizione di obiettivi concreti per il taglio delle emissioni. La comunità internazionale è chiamata a trovare soluzioni anche senza l’appoggio degli Stati Uniti, ma la loro mancanza di leadership potrebbe far vacillare l’intero processo.

Nella COP26 del 2021, gli USA avevano svolto un ruolo di leadership nella riduzione del carbone e nell’incentivazione della finanza climatica. Un nuovo ritiro dagli accordi potrebbe compromettere circa 100 miliardi di dollari destinati ai Paesi in via di sviluppo.

Un Futuro Incerto per il Clima Globale

La rielezione di Trump alla Casa Bianca introduce un’incognita pesante per il futuro delle politiche ambientali globali. La lotta al cambiamento climatico potrebbe subire un duro colpo, specialmente se gli Stati Uniti dovessero tornare a favorire i combustibili fossili e a ritirarsi dagli impegni internazionali. Nel settore delle energie rinnovabili, ora più che mai, è fondamentale accelerare l’adozione di soluzioni sostenibili, sia a livello individuale che aziendale.

Per chi desidera contribuire alla transizione energetica, le energie rinnovabili rappresentano una scelta concreta per un futuro sostenibile. Elios S.R.L. è a disposizione per fornire informazioni, consulenze e soluzioni su misura per passare alle fonti di energia pulita.

Insieme, possiamo fare la differenza nella lotta al cambiamento climatico.

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Di recente, avrai sicuramente sentito parlare di Comunità Energetiche Rinnovabili (conosciute anche come CER) ma cosa sono? E soprattutto come possono influenzare la tua quotidianità e l’ambiente?

In questo breve articolo proveremo a spiegarlo in maniera semplice.

Cosa sono le comunità energetiche?

Partiamo dalla definizione che il GSE (Gestore dei servizi elettrici) fornisce di Comunità energetica rinnovabile:

“Le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) sono formate da una varietà di attori, tra cui cittadini, PMI, enti pubblici e organizzazioni del terzo settore, che uniscono le forze per promuovere l’utilizzo di energie rinnovabili. Grazie alla rete nazionale di distribuzione di energia elettrica, l’energia prodotta localmente può essere condivisa tra i partecipanti, ottimizzando l’uso delle risorse e riducendo l’impatto ambientale.”

Cosa vuol dire?

In parole più semplici una Comunità energetica Rinnovabile (CER) non è altro che un gruppo di utenti, suddivisi tra produttori e consumatori, che condividono energia proveniente da fonti rinnovabili al fine di ridurre la produzione di energia proveniente da fonti fossili (gas, carbone, ecc…) e , di conseguenza, la produzione di CO2.

  • I produttori sono tutti gli utenti che possiedono un impianto di energia rinnovabile (come fotovoltaico, eolico, ecc…), messo in funzione dopo la data di costituzione della CER, che condividono l’energia prodotta in eccesso e non consumata dai produttori stessi.
  • I consumatori sono tutti gli utenti restanti, che non possedendo un proprio impianto, possono consumare energia pulita condivisa dai produttori.
Comunità energetiche - immagine 2

Quali sono i Vantaggi delle Comunità energetiche rinnovabili?

In primis il vantaggio ambientale! Entrare a far parte di una CER permette di utilizzare energia proveniente da fonti rinnovabili senza costi aggiuntivi e senza dover cambiare le proprie abitudini energetiche.

Inoltre, per invogliare la popolazione ad entrare a far parte di Comunità energetica rinnovabile, il GSE ha instituito un incentivo dedicato esclusivamente alle CER.

Infatti per ogni Kilowatt\ora prodotto e autoconsumato all’interno di una CER, il GSE riconosce una tariffa incentivante compresa in una forbice che va da 6 a 14 Centesimi.

Comunità energetica – esistono degli svantaggi?

Sulla Base di quanto detto fino adesso, non vi sono svantaggi nell’entrare a far parte di una comunità energetica.

Ovviamente, prima di entrare a far parte di una CER ti consigliamo di leggere attentamente il regolamento.

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Elios CER è una associazione senza scopo di lucro e che non richiede quota associativa per entrare a farne parte!

Trovi tutte le informazioni necessarie al seguente link.

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